Il viaggio verso il divino amato

Intervista con il maestro Sufi Hamdi Alkonavi sul sapere e non sapere

Il viaggio verso il divino amato

Quale ruolo gioca per te la conoscenza (comunicabile) in un percorso spirituale? Cosa si dovrebbe sapere?

L’’intero universo consiste di due soli esseri: l’amante e l’amato. “Ero un tesoro nascosto e volevo essere riconosciuto” (Detto del Profeta Maometto). Queste parole significano che l’intera creazione è stata creata allo scopo che il conoscitore (Dio/Allah) possa riconoscersi nella (creazione) conosciuta. Pertanto tutta la creazione desidera essere unita al Creatore, perché solo in Lui può riconoscersi. La conoscenza di Dio conduce all’unione con il divino Amato.

La separazione dal Creatore è stata necessaria per rendere possibile il processo di conoscenza. Il viaggio verso il divino Amato inizia quando ci svegliamo in un preciso momento, nel qui e ora.

Il viaggio del risveglio graduale conduce alla presenza divina.

In esso riconosciamo che in ogni momento in cui siamo “svegli” siamo connessi con Dio, il nostro Creatore. Questo riconoscimento può avvenire solo alla presenza divina. Il viaggio di consapevolezza nella presenza divina inizia con l’intenzione cosciente di non avere altro desiderio che del divino Amato stesso. La ricerca del divino Amato porta all’unione con la fonte divina dell’uomo. Solo nell’unione con Dio/Allah può essere abolita la separazione dalla fonte divina originaria. L’uomo raggiunge la perfetta beatitudine quando ha trovato se stesso, la propria divinità dentro di sé, fondamento di tutto il suo essere.

Cosa bisogna conoscere? Cos’è la conoscenza interiore e fin dove arriva? È possibile che il non sapere svolga un ruolo importante?

Lo stato di unità può essere raggiunto solo attraverso l’ebbrezza del cuore.

L’ebbrezza col vino dell’amore porta alla perfetta unione con il divino Amato.

Nel Corano, la parola santa recita: “La Ilahe Ilallah”. Ciò significa: niente è, non esiste nessuna realtà tranne Dio. Solo chi è inebriato dal vino dell’amore di Dio può comprendere veramente la bellezza e il significato di queste parole. Tutte le sacre scritture testimoniano la perfetta unità di Dio con l’intera Sua creazione. Il mistero dell’unità di tutto l’Essere può essere raggiunto solo in uno stato di ebbrezza totale. Chi è pieno d’amore può sperimentare l’Amato divino nell’ebbrezza del proprio cuore.

Perdendosi nell’ebbrezza perfetta, si può sperimentare la negazione di tutte le cose create. Ebbro del vino dell’amore di Dio, il Sufi raggiunge lo stato di “Fana”, di annientamento. Dopo aver raggiunto la visione di Dio e l’apertura dell’occhio del cuore attraverso l’ebbrezza del vino dell’amore, è colpito, come da un ful-mine, dalla calma e dalla chiarezza assoluta della visione di Dio che porta all’af-fermazione di tutte le cose create.

Questa pienezza è la più grande estasi dell’ebbrezza, in cui il Sufi riconosce la bellezza di Dio nel proprio cuore.

Solo attraverso l’ annientamento e l’ebbrezza del vino dell’amore di Dio si può vincere l'”io soggettivo”, la personalità dell’ego, l’anima istintiva. Solo nello stato di massima estasi può essere riconosciuto il divino sé superiore, la scintilla divina nel quinto ventricolo del cuore. La vera conoscenza è conoscenza attraverso l’amore. Per i Sufi, il proprio corpo è una croce di luce, una mappa della coscienza.

Qual è la vostra stella polare più importante? Come vivete l’aspetto trasformativo del percorso?

Per potersi risvegliare, l’uomo deve distaccarsi dal mondo dei sensi del corpo, con la sua anima istintiva e l’attaccamento ad essa. È un risorgere da se stessi. L’uomo dovrebbe imparare a elevarsi per raggiungere la fonte divina del suo cuore (vedi il lavoro di Meister Eckhart sul vuoto e sulla pienezza).

La vera conoscenza è la conoscenza della scintilla di Dio nel cuore dell’uomo.

I Sufi credono che Gesù Cristo non sia morto su una croce di legno, ma sulla croce della luce, sull’essenza, la luce di Dio.

Su questa croce di luce, l’anima istintiva di Gesù è morta e Cristo è risorto “mo-rendo prima di morire”. Quando la quinta camera del cuore si apre, il seme di-vino, la scintilla divina, sorge e germina nella rosa dell’amore, nel cuore ardente di Gesù. La rosa dispiega i suoi petali ed emana la meravigliosa fragranza dell’eternità di Dio.

Solo in quel momento la luce nera nascosta di Dio si rivela, svelando il mistero dell’amore nel roseto del cuore. La rosa, infiammata dal puro amore di Dio, sboccia. Annientato in Dio, Fana, il Sufi raggiunge la luce nera che risplende nell’oscurità del cuore e rivela l’essenza di Dio. Per i Sufi, il colore di Gesù è un nero luminoso. Egli è considerato un profeta della povertà spirituale. Perché parla di se stesso nel Discorso della Montagna: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.

Il processo della morte di Gesù sulla croce descrive il distacco completo dell’a-nima istintiva da tutti i suoi desideri. Con la morte in croce per amore, siamo sulla via della povertà spirituale, e la luce nera rivela la natura segreta di Dio, che si manifesta nel cuore ardente di Gesù. Il riconoscimento del colore nero luminoso nel quinto ventricolo del cuore porta alla salvezza dalla morte sulla croce.

Essendosi completamente annientato sul sentiero della povertà, il Sufi rag-giunge la visione color smeraldo del cuore.

L’ispirazione dello Spirito Santo riempie il calice del cuore con la luce nera della conoscenza di Dio.

L’essenza di Dio rimane sempre nascosta, quindi la Coscienza Cristica è la luce nera splendente. Lo Spirito Santo può essere ricevuto da un cuore che arde di appassionato amore per Dio. Questo porta alla totale povertà e all’annientamento alla presenza del divino Amato. Quando il cercatore segue la via della povertà, la via di Gesù Cristo, raggiunge la sua vera casa, il Regno del-la Luce di Dio.

 

 

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Informazioni sull'articolo

Data: Febbraio 10, 2020
Autore / Autrice : Angela Paap (Germany)

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