Alcuni pensieri sulla storia della pittura giapponese

Le immagini buddiste dovrebbero rafforzare la venerazione dei credenti suscitando sentimenti di gioia ed elevazione

Alcuni pensieri sulla storia della pittura giapponese

La storia della pittura giapponese inizia con l’introduzione del buddismo nel VI secolo d.C. Templi e monasteri erano decorati da pittori cinesi e coreani che raffiguravano principalmente Buddha e Bodhisattvas.
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Buddhismo
Si dice che Buddha, il fondatore indiano di questa religione, sia vissuto intorno al 500 a.C. Tra il secondo e il quinto secolo d.C. il buddismo si diffuse in tutta l’Asia centrale fino alla Cina. Nel corso della sua vita Buddha fondò un ordine di monaci e ebbe un considerevole numero di laici che seguivano i suoi insegnamenti. Questi insegnamenti sono apparentemente semplici, ma un grande sforzo e una profonda devozione sono necessari per seguirli; nulla è importante se non viene realizzato. Una delle regole base dice che il credere nell’esistenza di qualsiasi tipo di cose individuali è nulla e ostacolante in quanto è la base di tutte le sofferenze e dolori del mondo. Ogni tipo di speculazione puramente intellettuale è inclusa in questo.
La visione interiore è il centro dell’attenzione. Nel buddhismo la venerazione di un ideale trascendentale è una via legittima per ottenere la conoscenza spirituale.
L’insegnamento dei tre corpi di Buddha è significativo per la composizione artistica. Al tempo della sua vita terrena, Buddha possedeva un corpo umano con tutte le sue imperfezioni (Nirmanakaya). La vera natura di Buddha nella sua illuminata perfezione è però l’inenarrabile assoluto, che è identico al cosmo stesso (Dharmakaya – “il corpo dell’insegnamento”).
Tra i due c’è un corpo d’oro simbolico con numerosi attributi. Questo corpo è trascendente ed è illustrato con aureole e raggi irradianti dai loro centri (Sambhogakaya – “il corpo della gioia “).
Il Buddha predicatore è spesso visto con i suoi seguaci, che a volte hanno le gambe incrociate. Essi erano chiamati Bodhisattvas e i credenti dicevano che essi erano più raggiungibili dalle preghiere umane rispetto a Buddha che era sul suo trono e lontano da loro.
Un Bodhisattva è un essere illuminato il cui scopo non è solo realizzare l’illuminazione e conseguire il Nirvana, ma aiutare tutti gli esseri a liberarsi dall’infinito cerchio delle reincarnazioni.
Il Bodhisattva Maitreya è visto come il Buddha del futuro, come il maestro di un prossimo periodo mondiale. Il suo nome deriva dal termine sanscrito “maitri” che significa Amore, Bontà e Amicizia universali.
C’è una differenziazione tra Bodhisattvas terreni e non terreni. I primi sono persone che vivono la vita di questo mondo, che lavorano per il benessere di tutti gli esseri senzienti (umani e animali) perché sono pieni di bontà e compassione. I secondi sono esseri trascendentali che supportano e aiutano tutti sul cammino di liberazione.

Il compito dell’arte
Il Giappone divenne un centro per i dipinti religiosi. Nel nono secolo d.C. uno studio per pittori fu creato dall’imperatore. L’undicesimo secolo può essere visto in molti modi come l’era d’oro della pittura giapponese. Oltre all’arte religiosa una fiorente arte secolare iniziò a svilupparsi, per esempio i primi ritratti di personalità famose originati nel dodicesimo secolo.
Le diverse forme d’arte erano viste come utili mezzi per puntare a un significato che è oltre la forma. Per questo era importante che tutto il mondo naturale fosse visto come animato da Kamy, da spiriti o dèi.
I Kami sono in tutte le cose, nelle montagne, negli alberi, nelle pietre, nelle cascate, ecc. Il tipico amore giapponese per la natura è un’immediata conseguenza di questa immagine di un paesaggio animato spiritualmente. Questa visione è connessa con l’altra tradizione religiosa giapponese, lo Shintoismo.
Le immagini buddhiste dovrebbero ampliare la venerazione dei credenti suscitando sentimenti di gioia ed elevazione in quanto ciò che puoi amare come immagine fisica può diventare la tua misura interiore. In aggiunta a ciò dobbiamo anche considerare che la gente dei tempi passati non sapeva né leggere né scrivere. Quindi, oltre alle recitazioni nei templi c’erano solo oggetti visivi come ponti per la comprensione. Il trono di Loto di Buddha, nelle immagini del quale piovono fiori  dalle misteriose profondità dello spazio, attirava particolare attenzione.
I dipinti dovrebbero concentrare lo spirito dei credenti sul sentiero divino.
Dei rituali corrispondono a ciascuna figura. I colori e il numero delle braccia e delle teste puntano a qualità dell’anima e dello spirito.
Oltre all’iconografia, il credente è raggiunto attraverso mantra rituali. Lo scopo di ciò è anche evocare le forze divine.
Un ulteriore tipo di iconografia buddhista è la narrazione in immagini. Qui, si tratta di equipaggiamento morale dell’insegnamento buddhista. Una di queste narrazioni ci parla del sacrificio di sé del futuro Buddha, dove lui salta da una roccia per divenire cibo per una tigre affamata e per i suoi cuccioli.
Lo stile cinese-giapponese di disegnare, da un lato tende ad una rappresentazione visibile, ovvero un chiaro e unificato contorno che limita la forma. Allo stesso tempo le “lunghe linee” disegnate dagli artisti giapponesi sono basate sulla concentrazione spirituale e un’immediata padronanza della sequenza emotiva. Le icone di uno stile puro puntano alla regolarità e ripetizione delle linee.
I colori sono usati per i loro valori emozionali. La composizione dei colori in un dipinto completamente sviluppato va ben oltre qualsiasi simbolismo linguistico. Essa connette tutti gli elementi di stile e ha il compito di mostrare all’osservatore la bellezza del divino.

Fonte: Frühbuddhistische Malerei aus Japan (primi dipinti buddhisti dal Giappone). UNESCO libri d’arte tascabili, Monaco 1963.

 

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Informazioni sull'articolo

Data: Aprile 22, 2019
Autore / Autrice : Cornelia Vierkant (Germany)

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