Inevitabile evoluzione

La realizzazione spirituale dell'uomo è una possibilità o un processo inevitabile?

Inevitabile evoluzione

Ciascuno risponderà in modo molto personale a questa domanda, ma la risposta potrebbe avere qualcosa a che fare con la nostra relazione con l’identificazione e la libertà. La nostra epoca è testimone del forte sviluppo di entrambe, a scapito delle antiche affiliazioni religiose.  

Forse è giunto il momento per una spiritualità essenzialmente libera, libera nel modo più intenso. Libera di essere, libera di essere stata, libera di estinguersi dopo un secolo – o meno – di esperienze personali, libera di divenire. Che cosa stiamo vivendo in questo periodo di tempo? È l’assenza di libertà?

Una visione gnostica dell’essere umano potrebbe essere espressa come la possibilità assoluta di uomini e donne di divenire liberi e viventi. 

L’essere umano esordisce nella vita con una coscienza che non può essere considerata assoluta. Immerso in una vita in cui sperimenta, in una realtà che inizia a cogliere parzialmente, deve affrontare la sua natura complessa e i suoi sensi imprecisi. Questi lo portano al punto di crearsi una propria visione del mondo e di se stesso, una visione personale e individuale.

Gli esseri umani non condividono la realtà in modo assoluto. Il modo più complesso di condivisione rimane probabilmente il linguaggio. “Esiste un’altra realtà, più grande, trascendente e spirituale”. Queste parole creano in ognuno di noi una realtà interiore differente e che ci è propria.

La libertà può essere compresa in diversi modi. Finché la sensazione di mancanza di libertà sembra essere correlata a vincoli esterni, a limitazioni inerenti al contesto di vita, allora questa mancanza di libertà viene sperimentata su un livello di base, quello della vita quotidiana. Poi, un giorno, tracce di una realtà diversa appaiono improvvisamente all’interno; un’aspirazione emerge con un’intensità che le parole non riescono a tradurre.

Questa realtà è oltre i sensi corporei, e oltre la coscienza che è stata sviluppata. Può il pensiero umano comprenderla? Diventare consapevoli di una realtà più ampia è già un processo che richiede tempo e, spesso, la consapevolezza emerge solo attraverso crisi, eventi dolorosi e domande su se stessi.

Può l’uomo definire quella parte di sé che non è ancora articolata o soddisfatta? Può affrontare la sua profonda aspirazione a una vita più completa, più magnifica? La facoltà di svelare nella sua vita una possibilità prevista gli si presenta in modo palpabile. Riuscirà ad andare oltre la sua struttura di riferimento e a trovare risposte oltre questa cornice? Questo quadro di riferimento è collettivamente arricchito nella storia umana. Gli ultimi due secoli hanno profondamente modificato il modo in cui ci rappresentiamo. La struttura sociale ora ha meno influenza sull’individuo, quindi ora può più liberamente accettare la sua singolarità, la sua libertà di scelta in ambiti di vita essenziali, come professione, scelta di partner, stili di vita, luogo in cui vivere, alimentazione, ecc.

Oltre la razionalità quotidiana

Consapevolezza e realizzazioni interiori possono irrompere come una nuova alba nella nostra coscienza. Ma sono spesso seguite da un rifiuto scettico. È il noto “principio di realtà”, che può essere la negazione della vita, facendoci diffidare del nostro discernimento e intuizione. La razionalità quotidiana può escludere la scoperta che è stata fatta dalla coscienza. Ma se questo spazio di coscienza apre in noi la porta alla verità, a una possibilità trascendente, come, allora, può valutare la sua stessa accuratezza? Con la sua percezione? “Sento che è giusto”. Con la sua stessa coscienza? “Percepisco che è giusto”. Fino a che punto l’istruzione e le norme interiorizzate influenzano queste percezioni e sentimenti? Lo spazio della coscienza può rispondere in modo chiaro e preciso alla domanda: “Chi sono io?” La risposta a questa domanda può essere definitiva?

Attraverso queste domande, alle quali non si possono trovare risposte definitive e irrevocabili, l’uomo può allargare il suo campo di percezione, il suo campo di coscienza. Le resistenze interiori sono numerose e spesso molto più imperative delle restrizioni esterne.

È difficile accettare che l’umanità si imprigioni nell’inferno di una creazione collettiva, che gli individui non si assumano il rischio di abbandonare le loro costruzioni mentali ed emotive, e aspirare così a un’auto-conferma. Non rischiano una scoperta interiore che metterebbe in discussione radicalmente il loro essere. Impreparato a perdere la solita immagine di ciò che vorrebbe essere, l’uomo rimane con la monotonia della sua esistenza quotidiana. Ma è inevitabilmente spinto attraverso i secoli da ingiunzioni immortali: “Conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei”.

Egli finisce col mettere in discussione il significato della libertà, del suo paradigma di vita, della sua struttura di riferimento. Interroga gli opposti apparentemente inconciliabili dentro di lui. Sì, due realtà vivono insieme in lui: una che percepisce e afferra coi suoi sensi, con la sua coscienza; e un altra che afferra con le sue cellule, con le vibrazioni e la sensibilità interiore. E diventando più consapevole, più sensibile alla propria luce, diviene più luminoso. Diventa una luce vivente in lotta con la propria oscurità. Diventa più sensibile alla luce delle altre persone. Diventa sensibile all’espressione delle verità eterne. La sua normale struttura di riferimento non è più chiusa. L’universo parla con lui e accende in lui qualcosa di eterno.

Una nuova realtà

L’eternità nell’uomo è una realtà. È collegata in lui alla materia, alla realtà materiale del suo essere, in modo che possa padroneggiarla. Deve rendersene conto cambiando la sua realtà. Non c’è altra via verso la divinizzazione. L’uomo deve comprendere e superare le leggi del bene e del male. Deve percorrere il cammino della conoscenza, poi della trasfigurazione. Deve estrarre l’eterno dal temporaneo. Farsi strada attraverso i regni del tempo e della materia gli dà i mezzi per imparare da essi, e alla fine trascenderli. Sebbene questo processo non sia automatico, l’essere umano inevitabilmente penetrerà, a un dato momento, attraverso i veli dell’illusione, e scoprirà la sua vera natura per realizzarla. Ciò continuerà fino a quando ogni essere umano avrà trovato la via della libertà assoluta.

Al di là del mondo materiale, la realtà spirituale è una vasta realtà unificante e trasformante. Possedere un corpo è essenziale affinché l’individuo possa percorrere questo cammino di conoscenza di sé in unità con questa natura spirituale nella sua massima espressione.

Ma se il processo di divinizzazione dell’individuo umano ha inevitabilmente un impatto su molteplici vite umane, come può essere riconciliato con il fatto che gli esseri umani sono sempre più attaccati alla loro unicità come individui? L’uomo accetta la privazione della libertà nel suo contesto professionale o per rispetto degli obblighi sociali che sono necessari per la vita della comunità. L’istruzione gli ha insegnato a moderare l’impulsività dei suoi bisogni e desideri, ma il rispetto di queste regole ogni individuo lo realizza in un modo suo personale. Se appartenere e far parte di un gruppo può galvanizzare e alimentare la sua mistica emotività, e aprirlo attraverso la sua anima al sentimento di comunità, non costituisce anche un’alienazione e una perdita di libertà?

Essere un individuo autonomo, libero… Possiamo trasformarci ignorando il progresso degli altri? È uno dei grandi paradossi di questo cammino. L’individuo deve annullare la sua mancanza di libertà nel suo nodo più stretto; può quindi rispondere alla domanda di libertà scoprendo l’ottava superiore della libertà e dell’unità. L’unità diventa quindi una tonalità vivente e collegante, che esiste come un potenziale in tutti, allora ognuno di noi è chiamato a cooperare. Così il mondo non è più separato o esteriore.

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Informazioni sull'articolo

Data: Dicembre 21, 2017
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