Arte e Coscienza

Scienza, Religione e Arte devono formare una unità, devono crescere e svilupparsi nella stessa direzione: creare coscienza

Arte e Coscienza

Formulare comportamenti attraverso i quali si muoverà l’arte del nostro secolo non è solo pretenzioso, ma soprattutto inutile. L’arte è in larga misura novità e incertezza, il che la rende imprevedibile e poco soggetta a congetture divinatorie.

D’altra parte, è sempre più complesso trovare una base solida su cui definire ciò che è, o cessa di essere, “arte”. Le proposte artistiche del secolo scorso hanno stravolto le vecchie concezioni, e con esse ogni nozione e definizione estetica. Ricordo a questo proposito la definizione pragmatica data da un professore di storia dell’arte durante i nostri anni di studio all’università: “L’arte è tutto ciò che l’uomo vuole chiamare arte”. Si scopre che non c’è nulla che oggettivamente si possa chiamare arte, poiché ogni idea, ogni oggetto, ogni atto, è suscettibile di essere considerato come tale.

Detto questo, va notato che, mentre l’arte dell’avanguardia cercava con enfasi di rompere con la tradizione, il risultato sembra essere una completa sottomissione alla tirannia della “novità” e un dibattito tra l’aggressiva “bruttezza” e una noiosa “bellezza”, al limite del banale e del kitsch. La stragrande maggioranza delle presunte “novità” che avevano lo scopo di portare nuove prospettive e reinventare il mondo dell’arte, si sono rivelate luci fugaci. È quindi chiaro che la voglia di immediatezza, consumismo, “marketing”, “libertà prima di tutto”, è in definitiva una strategia che intendeva mantenere l’ecosistema dell’arte oggi, il “mercato”, piuttosto che veri e propri rinnovamenti, perché mentre “tutto” può essere la base di un approccio artistico, non “tutto” è arte, né può essere considerato come tale, per quanto qualcuno ci provi.

Allora cosa resta da fare all’arte del XXI secolo?

Tutto indica che scienza, religione e arte, devono formare un’unità, devono crescere e svilupparsi nella stessa direzione: creare coscienza.

Spetta alla scienza analizzare e razionalizzare l’universo e le sue componenti. Spetta alla religione raggiungere, tramite “intuizione” ed “empatia” con tutto ciò che è creato, l’armonia che governa l’universo. L’arte, da parte sua, dovrebbe affrontare la “rappresentazione” e la “ricreazione” dell’universo. Naturalmente, “rappresentare” l’universo non deve essere confuso con il rifletterne, più o meno fedelmente, i suoi aspetti, sia attraverso la visione normale che con l’aiuto del microscopio o del telescopio.

Rappresentare l’universo implica cogliere le leggi con cui la materia è strutturata in forme, attraverso l’immaginazione creativa, per aprire nuovi canali che permettano di rivelare quegli aspetti della coscienza universale che non sono ancora visibili. Ricreare l’universo implica collaborare all’espressione della coscienza universale stessa, per rendere manifeste le infinite possibilità espressive della divinità. Ecco perché all’arte del nostro secolo resta di essere se stessa.

Non possiamo, però, dimenticare che l’artista attuale è immerso in un tempo convulso, dove alcune influenze astrali (come quelle del pianeta Plutone) sono molto forti. Plutone conduce ai punti più alti e più bassi che l’umanità può raggiungere.

Plutone fu scoperto nel 1930, tre mesi dopo la grande depressione provocata dalla caduta del mercato azionario. Fino al 2024, Plutone sarà in Capricorno, un simbolo di disciplina e ambizione. Da quella data entrerà nel segno dell’Acquario, che chiuderà un ciclo e segnerà il passaggio ad uno nuovo, dove scienza e arte saranno tasselli fondamentali per un nuovo paradigma della conoscenza.

Le forze plutoniane rendono visibili le necessarie riforme in anticipo. Tuttavia, le loro influenze non possono essere gestite o governate, penetrano e si agitano, come turbolenze ed energie incontrollate, agendo attraverso colpi del destino, generalmente in modo doloroso. Plutone governa le masse e il subconscio, producendo cambiamenti radicali e drastici. Tali influenze sono vissute dall’artista in modo angosciante, e lo costringono a riflettere sulla vera condizione umana, a riversare, attraverso la sua arte, tutta la bile che porta dentro. Lo portano, insomma, ad una pulizia profonda, per mettere in luce i problemi e le miserie del suo mondo interiore e della società in cui vive. Pertanto, nel XX secolo e all’inizio del XXI secolo, troviamo un’arte in cui prevalgono la testimonianza, il grido disperato, il caotico, il buio e il marcio, lasciando da parte la bellezza e l’armonia, aspetti favoriti dalle correnti astrali provenienti da Venere.

In altri periodi storici, l’arte ha agito come un rivelatore di forze spirituali che si sono incarnate attraverso di essa nella materia. Ai nostri giorni, l’arte ha anche adempiuto alla missione di “rivelare” non le forze spirituali, ma gli aspetti dell’anima dell’essere umano e, purtroppo, troppo spesso, gli aspetti dell’ego dell’artista.

Ciò non significa che oggi percepiamo un’aspirazione verso i più alti ideali (come nel caso dell’arte greca o dell’arte rinascimentale); neppure come espressione delle aspirazioni religiose delle masse (la maggior parte dell’arte moderna potrebbe essere definita “materialista”), e ancor meno come mezzo di elevazione spirituale (come potrebbe essere stato il caso dell’arte Egizia, l’arte espressa dalla Massoneria nel Medioevo, o l’arte Zen). Tuttavia, le forze dell’Acquario stanno già iniziando ad affermarsi, il che porterà inevitabilmente una nuova arte le cui fondamenta saranno nuovamente basate su aspetti universali, come la bellezza e l’armonia. Questo non significa un ritorno al passato, ma un’emergenza creativa che terrà conto non solo del corpo, ma anche di aspetti come l’anima e lo spirito.

L’opera d’arte dovrebbe essere prima di tutto “uno spazio di coscienza”, l’impronta nella materia densa di un pensiero elevato e emozione pura, rivestita di una bella forma, in modo che, attraverso la forma, si possano conoscere Vita e Anima.

L’arte, quindi, dovrebbe aspirare a nobilitare chi la contempla e “svegliare” chi ancora dorme. Pertanto si dovrebbe evitare l’arte “spazzatura” che riversa negli altri i detriti psichici dell’artista.

Non è possibile, quindi, concepire l’arte come un semplice elemento decorativo, ma piuttosto come un’estensione di vita. Certamente, nella società attuale, con il suo culto delle cose fugaci e transitorie, non si dedica quasi il tempo necessario per penetrare nei segreti delle buone opere d’arte. Quindi, la magia dell’arte non può agire sulla coscienza e elevarla a stadi superiori.

È triste notare che l’anima di molti esseri umani non “sogna” più, non “scolpisce più mondi” e realtà superiori attraverso l’immaginazione.

L’arte dovrebbe aspirare al Sacro, senza confondere il “Sacro” con la religione, senza disprezzare la materia e il corpo, perché il corpo non è solo uno strumento utile e necessario, ma è la parte che possiamo vedere e toccare della nostra divinità interiore.

La vera arte è portatrice di una formidabile forza spirituale che non ha bisogno di intermediari. È vitalità, linfa costantemente rinnovata.

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Informazioni sull'articolo

Data: Novembre 2, 2020
Autore / Autrice : Jesús Zatón (Spain)
Photo: pexels- CCO - Wendy Wei

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