I Cavalieri addormentati – Parte 2

Quando arriverà il momento, i cavalieri addormentati si sveglieranno, saliranno sui loro destrieri e libereranno le montagne e la terra.

I Cavalieri addormentati – Parte 2

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Nella vita di ciascuno di noi arriva il momento in cui ci rendiamo conto della sterilità della nostra esistenza terrena.

Durante innumerevoli incarnazioni su questo pianeta, accumuliamo un’enorme quantità di esperienza, da cui diventa chiaro che raggiungere il compimento qui è impossibile. Ci rendiamo conto che nonostante l’acquisizione di tutti i beni materiali possibili, un partner di vita da sogno o l’auto-realizzazione professionale, ci sentiamo ancora vuoti e desiderosi di un altro mondo. Possiamo sentirci stranieri sulla Terra, come se fossimo in trappola. Il simbolo del nostro asservimento e della nostra condizione diabolica sono le stelle estinte su una corona della poesia di M. Konopnicka.

Sorge in noi una “Grande Nostalgia” per una casa spirituale, per una patria divina perduta.

Negli insegnamenti Gnostici questo desiderio è chiamato prericordo. C’è una sensazione inspiegabile nella nostra coscienza, circa l’esistenza di un mondo perfetto e amorevole al quale possiamo ritornare. Questo prericordo è rappresentato nella leggenda dal vecchio montanaro. Egli è la rappresentazione della voce del nostro vero sé, che ci parla attraverso la cosiddetta scintilla di spirito presente nel nostro cuore. Questa scintilla è una particella celeste nascosta dentro di noi, un seme da cui la nostra divinità può rinascere. La sua voce ci ricorda il tesoro spirituale che ci attende.

Questa voce parla al piccolo Giovanni dentro di noi, ad una parte della nostra psiche ispirata dalla nostra scintilla di spirito e dal suo desiderio di Dio. La coincidenza del nome dell’eroe principale della leggenda con quello del Giovanni Battista biblico, che raddrizza i sentieri per l’arrivo del Salvatore, è piuttosto interessante. Il Giovanni in noi prepara il nostro sistema per la nascita di una nuova anima, che viene rappresentata come Gesù nella Bibbia. Dobbiamo capire che tutti i personaggi e gli eventi descritti nella Bibbia e in altri libri sacri di varie tradizioni religiose, così come i miti provenienti da tutto il mondo, si riferiscono ad aspetti del nostro mondo interiore e alle nostre lotte interiori sulla via della libertà spirituale.

Quando sorge questo richiamo alla libertà, il Giovanni nascosto in noi parte alla ricerca del tesoro divino. Gli alchimisti ritenevano che Mercurio fosse il patrono di questa fase del nostro cammino spirituale. Giunti a questo livello, cominciamo a cercare la Verità spirituale. Andiamo a varie conferenze, workshop, incontri, leggiamo libri esoterici, meditiamo, cambiamo il nostro modo di mangiare, lavoriamo sul nostro carattere. In altre parole, cerchiamo di vibrare in armonia con il mondo dello Spirito in ogni modo possibile. E se siamo perseveranti, arriva un momento in cui, in accordo con le parole di Gesù: “cerca e troverai”, c’è un punto di svolta sul nostro cammino ed entriamo in connessione con le forze della Gnosi. Un luogo simbolo in cui si verifica tale connessione, il luogo che è un ponte tra il nostro mondo terrestre “lunare” e la dimensione dello Spirito, era per gli antichi una grotta. Si tratta della caverna di roccia in cui Gesù nacque e in cui resuscitò dai morti.

Le rocce e le pietre sono sempre state associate alla Terra, alla materia dura e alla cristallizzazione, che sono governate da Saturno. Sotto il patrocinio di Saturno c’è la prima fase alchemica del processo di trasformazione dell’uomo terreno “plumbeo” in un essere divino vestito di un abito di luce dorata. Questa fase si chiama nigredo – annerimento. La caverna è una crepa simbolica nel nostro atteggiamento materialistico. Un luogo dentro di noi dove l’energia cosmica può essere efficace. Il Giovanni della leggenda spinge via la pietra e scende nella grotta oscura. Qui si confronta con la propria paura e conosce l’oscurità dentro di lui. Sperimenta la prima delle due “notti oscure dell’anima” – la notte descritta da San Giovanni della Croce come la notte oscura della mente. Egli è inizialmente purificato dalle sue aspirazioni più mondane, dai suoi attaccamenti materialistici e dai desideri corporali. Affronta la sua ombra e lentamente la illumina con il potere della sua coscienza. Mentre si abitua agli aspetti precedentemente inconsci di se stesso, riceve sempre più fuoco spirituale. La leggenda ci mostra questo con l’immagine del falò e della conversazione con il cavaliere.

Giovanni entra in una grande grotta e alla luce del fuoco nota “dei bei cavalli, e tra di essi il cavaliere addormentato in un armatura scintillante”. In questa fase riconosce le forze liberatrici divine nascoste dentro di sé. Il cavaliere risvegliato gli mostra la grotta vicina in cui altri cavalieri addormentati riposano sulle loro spade. Quando arriverà il momento, si desteranno dal sonno, saliranno sui loro destrieri e libereranno le montagne e la terra.

Fermiamoci un momento sull’immagine di un cavaliere a cavallo. Un uomo che cavalca un palafreno (cavallo da parata, n.d.t.), comunicando con esso attraverso sottili movimenti del suo corpo, controllandolo e diventando uno con esso per molte ore, ci fa venire in mente un centauro. In questa figura mitica metà cavallo e metà uomo, che mira con l’arco alle stelle, gli alchimisti videro la perfetta combinazione di corpo, anima e spirito. Un centauro con la testa, il petto e le braccia di un uomo, così come il tronco e le gambe di un cavallo è una rappresentazione della trinità divina inserita nel corpo materiale animale, simboleggiata dal numero quattro (le quattro zampe dell’animale). È un’immagine dello spirito che gradualmente prende il controllo sugli istinti animali nell’uomo. Questa immagine non è casuale qui, perché si riferisce alle influenze di Giove che compaiono alla fine del processo di nigredo.

Giove, in contrasto con Saturno, scuro, freddo, malinconico e legato alla terra, porta ottimismo, calore e idealismo, ma anche una tendenza all’esagerazione e alla mancanza di moderazione. Come nel centauro, vediamo qui una combinazione tra il divino e l’animale. Possiamo anche leggere la stessa immagine nella figura biblica di Giovanni Battista – descritta come “voce di uno che grida nel deserto” (Gv 1,23). Come leggiamo nel Vangelo di Marco (Mc 1,6):

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico.

Il pelo di cammello, di cui Giovanni è vestito, simboleggia il corpo terreno da cui gli istinti animali non sono stati completamente sradicati. In questo corpo, però, c’è già una forza di trasmutazione, il cui simbolo è un cammello.

Questo animale del deserto ha la capacità di convertire le riserve di grasso immagazzinate in energia e acqua. La cintura di pelle sui fianchi di Giovanni illustra la sua volontà di prendere le distanze dagli aspetti inferiori della sua natura.

Le locuste che mangia sono energia che assorbe ciò che è denso e basso, e il miele è l’oro dello spirito con cui lentamente comincia a rivestirsi. La terza strofa della poesia di Maria Konopnicka si riferisce a questa fase del percorso, parlando di “uragani che galoppano attraverso il sentiero della steppa” e dei ”ferri di cavallo dorati dei destrieri”.

Le energie di Giove alimentano Giovanni con la forza degli ideali, della speranza e della luce. Il cavaliere in armatura scintillante, personificando le virtù dell’anima, gli offre una torcia ardente in modo da illuminare le fasi successive del suo cammino. Giovanni lascia la grotta trasformato, purificato e arricchito con la luce dello spirito che circola nel suo sangue. La sua uscita dalla grotta nella luce del giorno, preannuncia l’inizio dell’albedo – la fase successiva del processo alchemico. Questa uscita dalla grotta può essere paragonata alla nascita di una nuova anima nell’uomo, il cui simbolo nella Bibbia è Gesù. Quest’anima nasce dalla scintilla di cui abbiamo parlato prima.

Giovanni ritorna al suo popolo e comincia a condividere la sua Luce con gli altri. Percorre la via del diminuire se stesso in modo che l’Altro in lui – l’anima nuova, Gesù, possa crescere in forza. La leggenda si conclude con la fase di albedo.
Tuttavia, Giovanni riceve la promessa che quando verrà il momento, tutti i cavalieri addormentati (le forze di Cristo) si sveglieranno nel suo sistema e libereranno la sua anima dal mondo della materia, in modo che egli sarà in grado di tornare alla sua casa spirituale.

Ci sono due fasi del percorso davanti a lui:

citrinitas, sotto il patrocinio di Venere e della Luna, che è sinonimo di ulteriore purificazione, di maturazione di un’anima nuova e di tessitura della sua veste luminosa,

– la fase di transizione, tra citrinitas e rubedo, sotto il patrocinio di Marte, quando avviene la crocifissione, è un simbolo della morte totale del vecchio “io”. Il culmine del processo è lo stadio rubedo, quando l’oro dello Spirito circola nel sangue umano. Quando l’anima di Giovanni, come una sposa divina, giunge alle nozze con lo spirito e si manifesta come descritto in un’immagine dell’Apocalisse di Giovanni:

Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. (Apocalisse 12:1).

Il Giovanni della leggenda, così come ognuno di noi, riceve una tale promessa:
 

E quando passeranno cento giorni, cento notti,
con cuori colmi di potere si desteranno i cavalieri,
i cavalieri si desteranno, monteranno i loro cavalli,
e accenderanno le stelle della corona d’oro.

È la libertà, di cui parlava il vecchio montanaro.

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Informazioni sull'articolo

Data: Maggio 18, 2020
Autore / Autrice : Emilia Wróblewska-Ćwiek (Poland)
Photo: Ábel Lehóczky

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