L’Arte suprema

"Aprirò una scuola di vita interiore, e scriverò sulla porta: scuola d’arte" Max Jacob

L’Arte suprema

Un’orchestra sinfonica, un trio jazz, un coro, un assolo di handpan, un concerto di musica da camera; una scultura classica o moderna, un’installazione in uno spazio pubblico o nella natura, arte della terra, architettura, una creazione collettiva effimera di arte della spiaggia, un evento di strada; un dipinto in un museo o in una galleria, un mandala, un affresco in una chiesa o in una cappella, un trompe-l’oeil sulla facciata di un edificio, un blog fotografico sul web, un tag urbano, una proposta di arte concettuale; un balletto, una demo hip-hop, uno spettacolo di mimo, arte di strada, uno spettacolo teatrale, uno spettacolo di moda, un’improvvisazione teatrale, una competizione di letteratura o poesia; ecc. Centinaia di forme d’arte, espressioni artistiche; milioni di artisti in tutto il mondo: un arazzo multicolore il cui schema generale è confuso, incerto; un caleidoscopio in rotazione continua. Tutte queste voci miste non cantano con lo stesso registro; diversi accordi si confondono a vicenda; tendenze e generi a volte si incontrano, si completano o si confrontano, raramente si capiscono. La diversità è ricca, impressionante, incantevole; manca l’unità.

L’arte esprime gioia; può anche portare gioia. L’arte esprime la sofferenza; a volte la allevia anche. Accompagna la violenza odiosa tanto quanto la meditazione pacifica; è religiosa, politicizzata o bestiale. L’arte procede dall’essere umano, è un suo tratto caratteristico; manifesta e rende percepibili le aspirazioni e i limiti dell’essere umano, ne descrive i contorni disponendoli e riordinandoli, interpretandoli. Ma l’immagine di un magnifico tramonto dipinto sul muro di una prigione non libera il prigioniero.

Non si tratta di sfuggire a tutta la cultura, a ogni raffinatezza; queste cose sono utili e necessarie in una certa misura. Al di là di questo punto di equilibrio, diverso per ciascuno di noi a seconda del suo grado di istruzione e background sociale, diventano fardelli ingombranti, gusci pesanti, ostacoli al libero respiro dello Spirito-dentro-noi. L’eccessiva cultura, sia essa artistica, scientifica, politica o intellettuale, rompe il naturale equilibrio tra spirito e materia; l’ipertrofia della persona, che è solo un mezzo in sé, la rende inadatta a servire il fine della sua esistenza: l’impulso verso lo Spirito-In-Sé. Una freccia troppo pesante finirà, non appena scoccata, per cadere sulla terra e non raggiungerà mai il bersaglio.

Non è tanto la forma dell’opera in sé (visiva, tattile o sonora) ad essere importante, ma soprattutto lo stato d’essere dell’artista da cui emana, di cui è l’espressione. Il profondo stato d’essere dell’artista, la sua qualità d’essere, questo inudibile grido del cuore, si trasmette inevitabilmente alla forma creata, all’opera ad essa collegata, e risuona in essa e attraverso di essa. La scelta dei suoni, del ritmo, dei materiali, delle parole, dei gesti, delle proporzioni, dei colori, scaturisce naturalmente, spontaneamente, da questo stato dell’essere. Questo stato dell’essere viene anche inevitabilmente trasmesso allo spettatore o all’ascoltatore che si connette con esso, che lo “assorbe” e risuona al suo interno. L’arte non è altro che questa risonanza comune la cui forma, l’opera stessa, è solo il vettore, il medium, il pretesto.

La forma artistica utilizzata non è quindi l’arte stessa, ma il suo veicolo, così come uno strumento musicale non è la musica stessa, ma solo il mezzo che le permette di diffondersi attraverso l’opera del musicista. Allo stesso modo, ci sono miliardi di forme di vita sul nostro pianeta. Possono essere tutte osservate, studiate, analizzate, sezionate e classificate. Ma la vita stessa, la vita che le anima, sfugge a ogni indagine. Non metteremo mai la vita sotto un microscopio; non la osserveremo mai attraverso il mirino di un telescopio. La vera natura della vita stessa rimane un completo mistero. Tuttavia, è molto presente, percepibile in tutte le forme così varie che anima.

La forma percettibile non è l’essenza; solo una manifestazione dell’essenza. Ma cos’è l’arte stessa, al di là delle forme d’arte? Un impulso alla Bellezza, alla Verità, al “più grande di sé”? Un urlo di rabbia o dolore? O la riproduzione compulsiva di modelli culturali appresi, al solo scopo di ottenere riconoscimento, fama, fortuna o semplicemente per guadagnarci da vivere? Ogni artista può rispondere mediante le sue opere, ma ancor di più con il suo stato d’essere.

Lo stato d’essere è il risultato di un’arte di vivere quotidiana: pensare, sentire, respirare, camminare… L’arte di vivere, radice e fonte di tutte le “arti”, non è un insieme di abitudini e pratiche eleganti, una ricerca estetica che mira a circondarsi di bellissimi oggetti e belle persone. Non è una cultura del sé, una raffinatezza narcisistica, né si tratta di diventare una bella persona, una bellissima opera d’arte, una maschera attraente esposta a sguardi ammirati. In latino, persona significa maschera; in termini di marketing, una persona è un individuo fittizio stereotipato con attributi socio-psicologici determinati dal gruppo sociale a cui appartiene.

La vera arte di vivere è la capacità di rimanere veramente vivi, cioè autentici, semplici, sinceri con se stessi e con gli altri, senza maschere premeditate. Significa prendere le distanze da luoghi comuni, posture, aspettative, mode e registri relazionali superficiali. È restare sulla soglia della “porta stretta”, in questo spazio privilegiato di apertura, di osservazione dei segni, di ascolto attento e interiore di ciò che deve accadere in noi, attraverso di noi, da noi e, molto spesso, malgrado noi.

Un vero artista vivente (e siamo tutti chiamati a questo divenire) si colloca e rimane nella Vita stessa come flusso universale di energia. Questo non ha nulla a che fare con il miscuglio di strumenti, attrezzi, accessori, insegnamenti e tecniche artistiche, tradizionali o moderne, disponibili a profusione in ogni continente. L’essere umano, nel migliore dei casi, è solo un esecutore attento, vigile e cosciente. Solo la Vita crea; l’essere umano sa solo riprodursi, imitare, moltiplicarsi. “È l’opera da realizzare che ha autorità sull’artista, e non l’autorità dell’artista sull’opera” (Étienne Souriau). La vita è essenzialmente universale, eterna; l’essere umano è contingente per natura, transitorio. Il ruolo del vero artista, cioè tu ed io, è quello di unire e unificare l’universale e il contingente, l’eterno e il transitorio, la Vita universale e l’essere umano.

Il momento presente è la radice della materia stessa, la sostanza di cui è composta la Vita. Chi aspira a fare della propria vita un’opera d’arte deve rimanere nel contatto più permanente possibile con il momento presente, onnipresente, la materia grezza e unica del suo capolavoro. Il momento presente è una domanda sempre rinnovata. E la risposta di ieri, o anche del minuto precedente, a questa domanda vitale e vivente non può mai essere appropriata. Anche la risposta giusta alla Vita deve essere rinnovata di momento in momento. La mano deve inevitabilmente lasciare andare ciò che afferra per aprirsi.

Come può un artista del genere (tu ed io, quindi) raggiungere l’Arte suprema? Cioè, come può imparare a manifestare nella sua vita quotidiana, interiore come esteriore, qualcosa di diverso dai cliché culturali, dalle emozioni programmate o dai concetti discutibili?

Come può diventare un intermediario, un punto di congiunzione tra Spirito e materia, tra Divinità e umanità? Svuotandosi di tutto e prima di tutto di se stesso; della sua cultura artistica, religiosa o scientifica, dei suoi dubbi, ambizioni e progetti, delle sue conoscenze e del suo know-how così ben addestrato.

Questa Arte suprema non si apprende nelle scuole d’arte o nelle accademie, attraverso l’instancabile ripetizione di gesti. Cambiano gli standard di bellezza, i valori effimeri che segnano le civiltà, che sono anche effimere. L’Arte suprema consiste nel districarsi progressivamente, senza forzature ma con determinazione, da ogni influenza normativa, da ogni condizionamento spazio-temporale, socio-culturale, per aprirsi, farsi spazio e rivelare ciò che non appartiene al dominio dei sensi, delle forme, delle contingenze; cosa non varia nel corso dei millenni; ciò che appartiene alla nostra umanità profonda, essenziale, alla nostra dimensione divina immacolata, non relativa, non analizzabile, non riproducibile, inesprimibile. Raggiungere questo obiettivo onnipresente significa essere un vero Artista.

Le diverse forme di espressione artistica, viste da questo punto centrale e incondizionato del nostro essere, sono solo un’agitazione periferica. Cerchiamo in loro una bellezza, una verità, una trascendenza che solo il silenzio e il vuoto possono manifestare. Il vuoto interiore e il silenzio scolpiscono la nostra coscienza liberandola dal superfluo.

L’Arte suprema non sta al di sopra di tutte le arti, di tutte le discipline artistiche; non rappresenta né il coronamento né la sintesi di tutte le espressioni culturali. L’Arte suprema è tutt’altro che una manifestazione mentale-emotiva. È l’espressione della Vita Universale attraverso un essere umano che ha preso coscienza della sua onnipresenza, aperto ai suoi messaggi, docile alle sue influenze. L’Arte suprema è ciò che accade quando la vita riempie la vita; quando pensieri, parole e fatti si allineano su questo asse verticale che unisce trascendenza e immanenza, eternità e vita quotidiana. La persona, l’”artista” stesso, è diventato lo strumento, l’attrezzo e anche il lavoro.

I suoi atti, tutto il suo comportamento, sono diventati manifestazioni divine che per suo tramite si inscrivono nella materia. Lo Spirito è il creatore; e l’essere umano, il suo strumento, il suo canale, il suo servo. L’Arte suprema viene quindi raggiunta, sperimentata concretamente: l’arte e le sue forme ben note svaniscono nella Sua luce pacifica.

L’Arte suprema è ascoltare il soffio dello Spirito Universale che trasmette i suoi messaggi nell’incontro di ogni momento, di ogni situazione.

È ascoltare il battito sereno e regolare dell’Anima del mondo che risuona nel nostro cuore.

È contemplare con stupore la loro unione, che fa nascere una nuova coscienza, un nuovo uomo, una nuova donna, una nuova materia profondamente e potentemente magica nella sua semplicità.

L’Arte suprema è il riflesso dello Spirito in un’anima purificata.

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Informazioni sull'articolo

Data: Febbraio 13, 2021
Autore / Autrice : Jean Bousquet (Switzerland)

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