L’uomo è una traccia

Il nostro bisogno di libertà è commisurato ai campi, agli spazi e agli universi ai quali ci apriamo.

L’uomo è una traccia

Essere è lo stato di non essere separati da esseri separati. Chuang-Tzu

I segni non sono presenze ma figurano un’altra presenza. Octavio Paz, The Monkey Grammarian. 

Dove c’è movimento, c’è vita. E viceversa. I movimenti con i piedi che ci sono familiari fanno parte di questo. Più interessanti sono i movimenti impercettibili, non meno importanti per i nostri destini. Interessandoci ad essi, cerchiamo di liberarci dall’area geografica che ci rinchiude in quei vincoli che limitano i nostri movimenti interiori. Il nostro bisogno di libertà è commisurato ai campi, agli spazi e agli universi ai quali ci apriamo. Da qui questo salto ai margini per lasciare il campo e trasferirsi in campagna. In altre parole, vado a vedere da dove vengono i messaggi e le informazioni che ampliano la mia interiorità e non la mia territorialità.

In breve, come arrivare a comprendere cosa significa vivere veramente. Che cosa è vivere se non accettare di essere a volte oggetto, a volte soggetto in campi diversi. Prendere la libertà di scegliere il proprio campo di esperienza, il proprio campo di divenire. Essere aperti a ingiunzioni, ispirazioni e movimenti che diano la sensazione di aprirsi sempre di più, di crescere, di elevarsi; essere completamente aperti, senza barriere, senza difese. Accettare tutto ciò che ci accade come parte della traiettoria da seguire negli intervalli marginali o principali. Vedere la morte come un passaggio da uno stato a un altro. Essere come il fiore che a poco a poco appassisce donando liberamente e indiscriminatamente a ciò che lo circonda la cosa più sottile che possiede: il suo profumo.

Non c’è più volontariato, non più militanza, non c’è più un missionario per nessuna causa. Essere quello che sono e quello che sono è carico di significato, e dà significato al fatto che sono qui.

Lascio i petali secchi, la crisalide, il pavimento stretto e gli abiti attillati. Hanno servito il loro scopo. Mi sento risucchiato in una corrente ascensionale come un aliante e vedo il mondo sottostante come un meraviglioso e pacifico paesaggio di possibilità che mi lascio alle spalle. C’è un Jonathan Livingston in me. Vedo tanti altri nella stessa avventura che mi precedono, mi accompagnano, mi seguono. È contagioso e diventa più leggero mentre ci incoraggiamo a vicenda.

Poiché l’intera creazione è Uno e tutto è in comunione, la più piccola scintilla nell’universo produce un bagliore nelle nostre menti. E il più piccolo gesto fatto con tenerezza fa bene a un pianeta lontano. Ogni pensiero si collega automaticamente all’oggetto che lo occupa, e ogni sguardo innesta la sua carica emotiva sull’altro. Nulla è vano, soprattutto se la coscienza del momento aggiunge il suo fuoco. Potremmo anche mantenere acceso questo fuoco perché può cambiare il mondo e le nostre vite.

È in questo spirito che vedo la vera vita, sapendo che tutto è lì, tutto va bene e tutto è compiuto. Senza alcuno sforzo se non quello di lasciare svanire tutto ciò che ostacola la corrente che scorre. Un giorno ho avuto la visione di non essere come una lampadina o una luce, ma di essere la corrente che scorre di momento in momento, da un oggetto all’altro, da uno spazio all’altro. L’energia è per sempre ciò che permette il miracolo per il quale abbiamo una sola parola: essere. Questo verbo “essere” entra in gioco solo se c’è una coscienza per stabilire o notare ciò che crea il legame tra un io e un altro.

Ora, per me, la coscienza non è più da considerare come un ponte che attraversa l’intervallo tra me e il mondo, né tra me e me stesso. Non è più l’atto di collegare soggetto e oggetto, né la motivazione o la responsabilità che dà un contenitore al contenuto e un significato al non senso. Perché vedo l’altro e me stesso come parte della coscienza stessa, e tra questi tre – io, coscienza e l’altro – non c’è più alcun intervallo. Solo il campo della totalità assoluta permette ai tre di essere presenti.

E io non sono altro che un segno, un segno di vita tra tanti altri. Nient’altro che una traccia, una polvere di cometa nella periferia del cosmo. Tuttavia, in coscienza, io sono il campo della Coscienza del Tutto che si riflette nello specchio della mia persona, e questa è un’informazione caduta da una stella nel cuore di un uomo di passaggio, che cammina, per non dire che corre, nel campo di tutte le possibilità contenute in Ciò che è Uno, universale ed eterno. In breve, credo di vivere per rendermi conto di essere Quello.

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Informazioni sull'articolo

Data: Novembre 19, 2021
Autore / Autrice : Gabriel Tonnerre (Belgium)

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