Star Trek: La nostalgia dell’Altro  (prima parte)

Go boldly where no one has gone before

Star Trek: La nostalgia dell’Altro  (prima parte)

“Queste sono le avventure della nuova astronave Enterprise, che, distante molti anni luce dalla Terra, è in viaggio alla ricerca di nuovi mondi, forme di vita sconosciute e nuove civiltà”.

• dai titoli di testa di “Star Trek: The Next Generation”

“Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra”.

• dall’Apocalisse di Giovanni (vv. 21-22)

 

Il fenomeno

La saga di fantascienza Star Trek ha celebrato alla fine del 2016 il suo 50° anno di vita. Concepita originariamente dal suo creatore e produttore Gene Roddenberry con chiari riferimenti alle serie western degli anni ’50 e ’60, è   molto più di una raccolta di serie televisive e pellicole cinematografiche utopistico-idealiste, Star Trek rappresenta di gran lunga uno degli impulsi culturali più potenti degli ultimi decenni.

Il burbero, passionale Capitano James T. Kirk, il razionale, analitico Primo Ufficiale Spock, l’irascibile medico di bordo Leonard “Bones (segaossa)” McCoy e molti altri sono icone della cultura pop. Milioni di fan in tutto il mondo (giunti oramai alla terza generazione) e t-shirts con frasi del tipo “Tutto quello che si deve sapere sulla vita, l’ho imparato da Star Trek” parlano da sé.

All’inizio non si prevedeva che la serie originale sviluppasse una tale dinamica. Lanciata nel 1966 con un budget limitato (lo si capisce chiaramente anche dalle scenografie, dai costumi e dagli effetti), la serie si guadagnò molto rapidamente una comunità di sostenitori, di non grandi dimensioni, ma quanto mai fedele.

Quando, dopo tre stagioni decisero di chiudere a causa dei non buoni risultati, la serie divenne oggetto di culto attraverso ripetute trasmissioni, convegni e rappresentazioni private.

L’ostinata fedeltà dei fan diede i suoi frutti: dopo una serie animata del 1972-1973, dal 1979 al 1991 vennero prodotti sei lungometraggi, ai quali si aggiunsero dal 1987 al 2005 altre quattro serie e fino al 2002 altri quattro film.

Dal 2009 è stato avviato un remake completo, che ha prodotto fino ad oggi tre film, dove si recita in una linea del tempo alternativa, in cui le avventure della prima generazione sono nuovamente raccontate da giovani attori.

La serie originale venne spesso ridicolizzata per le sue scenografie a basso costo e gli effetti artigianali, dove attori un po’ stralunati apparivano a stento come esotici alieni. Questa critica tuttavia, dilettandosi nella sua presunta acutezza, non coglie il tema.

La pretesa di Star Trek non è mai stata la presentazione “possibilmente” realistica di una società del futuro tecnologicamente avanzata, in quanto scenografie, maschere e costumi tratteggiano semplicemente la cornice delle questioni affrontate.

Sebbene Star Trek sia indiscutibilmente ancorata alla fantascienza “hard”, scientificamente plausibile (a differenza, per esempio, della saga chiaramente favolistica di Star Wars), Star Trek si rivolge altrettanto al cuore, all’idealismo e all’empatia del pubblico quanto al suo intelletto. Ci si aspetta dallo spettatore che venga coinvolto nell’emozione, nel desiderio e nella speranza e che perdoni i buchi di logica, le fantasiose concatenazioni di eventi, così come le divertenti, talora involontarie caricature dei personaggi. 

Il perdurante successo della saga da 50 anni non dimostra, come affermano i cinici, l’”ingenuità” del pubblico, ma la profonda, umana nostalgia per uno stato di vita, esente dalle imperfezioni della nostra realtà quotidiana. Non si tratta di una fuga dalla realtà, ma della visione di una realtà più vivibile.

Lanciato al culmine della Guerra Fredda, Star Trek era originariamente segnata dall’ambivalenza tra il presente di allora, carico di tensioni e un futuro, per allora, carico di speranze.

Già il modello della nave stellare con il nome Enterprise (impresa) rispecchia ciò. In Star Trek le astronavi pilotate da uomini sono presenti in una grande quantità di forme, tipi e varianti, ma una forma base, praticamente senza eccezione, è comune a tutte loro: da uno “scafo secondario”, relativamente piccolo, si alza nella parte anteriore di questo, un corto sostegno, su cui poggia la “sezione sottoplancia”.

Questa parte della nave a forma di disco, che domina il design, ospita tra l’altro il ponte (coscienza cerebrale), gli alloggiamenti (animazione), la “sensoristica” (percezione sensoriale) e l’armamento (volontà).

(continua)

 

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Informazioni sull'articolo

Data: Giugno 29, 2018
Autore / Autrice : Thomas Schmidt (Germany)
Photo: Pixabay CCO

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