Vanità

Un selfie non basta, ne vengono fatti almeno dieci, in varie pose.

Vanità

Un selfie non basta, ne vengono fatti almeno dieci, in varie pose. La ragazza sembra bellissima, perfetta. Per prima cosa ha controllato il trucco, ha aggiunto un po’ di mascara, ha ritoccato un po’ le labbra. I suoi vestiti sembrano provenire direttamente dal laboratorio di Gucci. Forse li ha progettati e realizzati lei stessa. È così che vuole essere vista, questa foto va direttamente sul suo account Instagram.

C’è qualcosa di strano nella moda e nel trucco. È importante appartenere a un gruppo ed essere visti, è un bisogno umano. Nel corso della storia dell’umanità vediamo che in ogni periodo culturale c’era e c’è l’attenzione per l’apparenza, sia negli uomini che nelle donne. L’industria del prêt-à-porter ha reso disponibili capi di abbigliamento a prezzi accessibili per un numero crescente di persone. Anche l’industria cosmetica fornisce sempre più prodotti a prezzi accessibili. Il cinema e la televisione creano idoli con cui soprattutto i giovani possono identificarsi e aumenta la diffusione delle riviste di moda patinate.

Il risultato è spesso che le ragazze giovani si sentono così insicure di se stesse che gli abiti giusti e un viso perfettamente “truccato” diventano di vitale importanza. Non scenderanno mai in strada “nude” (= disfatte), né si mostreranno agli amici davanti alla telecamera del cellulare. Solo un bell’aspetto dà fiducia. Pensa ai film in cui una ragazza vaglia tutti i suoi vestiti e poi esclama disperata: non ho niente da indossare! Incertezza.

Il termine moda deriva dal latino “modus”, che significa via, ma anche valutazione, misura. Se si considera l’enorme spreco di indumenti e materie prime utilizzate per essa, non si può dire che sappiamo mantenerla con moderazione. Ma la moda serve anche a distinguersi. Nella “protesta” degli anni Sessanta del secolo scorso, i giovani hanno iniziato a indossare i jeans in massa perché era l’abbigliamento degli operai, per ribellarsi al comportamento delle generazioni più anziane. Questo ha portato alla fine a una nuova uniformità, senza alcuna unicità: i jeans sono il capo di abbigliamento più comunemente indossato. Possiamo forse vedere in ciò un’indicazione che, nonostante tutta l’unicità a cui aspiriamo, apparteniamo tutti allo stesso gruppo, quello del voler appartenere.

Quando la moda è usata per distinguersi, la vanità gioca un ruolo dominante. Vanitoso, pensa all’inglese idle, significa vuoto, void nell’olandese medio. Ma quell’esterno vuoto ha anche un interno?

Forse possiamo prendere questo “idle” come un’indicazione: finché ci concentriamo solo sul nostro aspetto, siamo veramente vuoti, vanitosi e insignificanti. Fino a quando non osiamo riconoscere la natura relativa del nostro aspetto esteriore e rivolgerci al nostro sé interiore. Allora l’incertezza può lasciare il posto a una certezza interiore che, come esseri umani, siamo davvero unici e abbiamo un compito unico. Allora possiamo scoprire che siamo stati creati per servire nel vuoto accettato e coscientemente realizzato, nella quiete del nostro cuore, come un vaso sonoro, per una forza che la nostra coscienza riesce a malapena a contenere. Allora siamo colmati dal potere universale dell’amore, che ha atteso la nostra collaborazione per così tanto tempo. E poi non importa affatto che aspetto hai, perché quel nuovo potere funziona sotto tutti gli aspetti, senza riguardo per le persone, per vestirci alla fine con una veste veramente nuova. La veste imperitura.

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Informazioni sull'articolo

Data: Maggio 5, 2021
Autore / Autrice : Winnie Geurtsen (Netherlands)

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